La meravigliosa Sala Pessini ha ospitato la presentazione dell'ultimo libro di Elda Lanza "Il tovagliolo va a sinistra". Con la collaborazione di Marì Botta e Chiara Parente ci hanno descritto prima il perchè del galateo nei nostri tempi moderni e poi tavole meravigliosamente imbandite e ricette della tradizione castelnovese.
Elda Lanza
In un mondo sgarbato e frettoloso, perche' un galateo?
Perche' il galateo dal 1557 a oggi, dovendo adeguarsi, descrivere e correggere usi e costumi in epoche diverse e in continuo mutamento, e' stato il libro con lo stesso titolo e le stesse intenzioni piu' riscritto al mondo.
Questo e' il galateo al tempo del web, al tempo del food/street, dello chef, dell'Happy hour... un mondo che ha le sue regole per rendere piu' facili i rapporti, per distinguersi, per adeguarsi. La copertina, dal bel colore azzurro Tiffany, con la caricatura dell'autrice tra panna montata e fragole, e un titolo che fa discutere Il Tovagliolo va a sinistra, si presenta in modo garbato e ironico, e racconta, attverso i vari mutamenti, i secoli che ci hanno pereceduto e il presente che ci riguarda.
Grande protagonista la Tavola, luogo di regole e di incontro: come era e come è in tutte le varie trasformazioni.
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E la vita a due. Il rapporto con i figli. Con i soldi. Con il lavoro e le vacanze. In pubblico e nel privato. Distinguendo tra galateo, un distillato sociale che si esprime per codici e si impara facilmente perche' e' logico, e educazione che attiene al carattere, all'affettivita', all'amore.
Una storia lunga e affascinante raccontata da un Tovagliolo, che finalmente ha trovato il suo giusto posto, a tavola: a sinistra del piatto. E lungo questo racconto breve e spiritoso, scritto in modo lieve e consapevole, la nostra storia di gente un po' distratta e la risposta a tante domande: perché si chiama Luna di miele quel periodo dopo le nozze? Perché i nobili hanno (si dice) il sangue blu?
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Perche' gli uomini allacciano la giacca a destra e le donne a sinistra? Perché il tovagliolo va a sinistra? Queste tavole apparecchiate, eleganti, semplici, preziose o sofisticate, adeguate a menu diversi, hanno in comune un ordine logico che facilita i nostri gesti. Nei giorni qualsiasi e nelle occasioni speciali, tra estranei, amici, compagni di lavoro, amori e sconosciuti.
Nel mondo occidentale, da Nord a Sud, la tavola si apparecchia secondo uno schema preciso, logico, ordinato, che risponde a esigenze che in questa parte del mondo si somigliano. La conseguenza moderna, cioè attuale, di una storia di molti secoli che abbiamo condiviso. Sulla tovaglia il piatto si appoggia al centro di un ipotetico rettangolo di sessanta centimetri per quaranta di altezza: che è lo spazio che sulla tavola tocca a ciascun commensale.
A destra del piatto, il cucchiaio e il coltello: in quest’ordine, perché si suppone che la minestra venga servita a mangiata prima della pietanza, e a destra perché sono posate che si usano con la mano destra. A sinistra del piatto, la forchetta. Oltre il piatto, e leggermente sulla destra, in linea con la punta del coltello, i bicchieri: che si usano con la mano destra. A sinistra del piatto, in linea con la punta della forchetta, il pane, con piattino o senza: trattenuto il pane con la mano sinistra, la mano destra porta il boccone alla bocca. Il movimento contrario, risulta difficile e scomodo – basta provare.
Così la tavola: logica, ordinata, simmetrica. La tavola ha tuttavia subito nei secoli menu capricciosi, copiosi, semplici o spartani, assecondando mode e modi diversi; ha visto aumentare portate, piatti, posate e bicchieri, persino inutili suppellettili, ma non ha mai perduto l’aspetto della tavola apparecchiata secondo logica. Significa che piatti, bicchieri e posate, pur complicandosi per numero e foggia, hanno sempre e da sempre conservato un ordine logico, ordinato, simmetrico.
Soltanto il tovagliolo, nella sua storia, ha subito balzi d’umore e di posizione, quasi risultasse impossibile stabilire che ci sia logica e coerenza anche nell'attribuire al tovagliolo un posto sulla tavola, che sia sempre uguale per tutti. A destra del piatto, o a sinistra del piatto; sotto o sopra le posate; sotto o sopra il piatto; tra il sottopiatto e il piatto; oltre i piatti verso il centro del tavolo; arrotolato graziosamente in un bicchiere; sul piattino del pane; a cestello genere origami per contenere pane o fiori o segnaposti; avvolto intorno al menu; ornato di nastrini e rametti di fiori… forse ho dimenticato altre improvvisazioni artistiche che tutti abbiamo subìto.
La prima cosa che mi verrebbe da dire a commento di tanta fantasia, è che il tovagliolo serve per pulire in modo discreto la bocca. È quindi un elemento della tavola che ciascuno porta alla bocca, come le posate e i bicchieri. Sembrerebbe quindi logico pretendere che non sia eccessivamente manipolato, anche a fini conviviali e artistici, soprattutto coinvolgendo piatti posate e bicchieri… È stato interessante e divertente scrivere un libro intorno a un tovagliolo, diventato simbolo non soltanto della tavola ma di tutte quelle maniere che la rappresentano e la coinvolgono. Simbolo della società in cui viviamo e lavoriamo.
Simbolo dei nostri rapporti con gli altri. In una serie di note e di appunti, di domande e di risposte che ho tratto dalla mia esperienza di insegnante di Storia del Costume, e che nel tempo si sono allargati e approfonditi, coinvolgendo tutti gli aspetti della nostra vita. Come essere e come fare, appunto. Buon…tovagliolo a tutti! Attuale... e ora ti unisco la conclusione REGALARE Il regalo ha date e occasioni stabilite dal calendario di famiglia: Natale, Pasqua, compleanni, anniversari.
Fidanzamenti, matrimoni, nascite, battesimi, Cresime e Comunioni, promozioni e laurea. Guai a mancarne uno. I regali più graditi e convincenti sono quelli che arrivano al di fuori di questo seminato. Si è persa traccia di uomini che facevano all’amata un regalo al giorno. Anche di quelli che ne facevano uno, estemporaneo, di tanto in tanto, per farsi ricordare. Soltanto i giovani e i giovanissimi hanno ancora il culto del “pensierino”; gli adulti si attengono alle regole.
E la prima regola è porre attenzione a valutare la persona a cui i regali sono diretti. Attenzione ai regali o ai “pensierini” ragionati: un famoso tombeur de femme regalava alla moglie un gioiello a ogni tradimento: la signora aveva uno scrigno colmo di preziosi ma il cuore infranto. · Un regalo deve essere presentato in una confezione che testimoni la cura e la partecipazione del donatore: escluse le carte e i sacchetti dei negozi, carta e nastri devono essere personalizzati.
· I regali utili sono destinati alla famiglia, moglie, mariti, sorelle, madri, padri, figli. I regali inutili alle occasioni spontanee, come cene, ospitalità, ringraziamenti, incontri.
· I regali di matrimonio sono regolati dalle Liste di nozze. Quelle per battesimo, Cresima e Comunione, dalle tradizioni di famiglia e dall’offerta quasi infinita del mercato specializzato.
· Per superstizione non si regalano mai oggetti pungenti, coltelli, forbici, spille (per quelle di diamanti basta pungere il dito del donatore e tenere la spilla).
· Non si regalano fazzoletti (bastano 5 euro a placare la disgrazia) né perle: se sono preziose, valgono qualche lagrima. · Non si regalano oggetti di seconda mano, tranne i preziosi ricordi di famiglia.
· Si evitano i regali troppo personali quando non si ha una conoscenza profonda della persona a cui sono diretti.
· Non si regalano prodotti che possono assumere un significato negativo: saponi, creme di bellezza, specchi (a una donna bruttina); portafogli (a un uomo ragionevolmente avaro); cravatte (a un uomo troppo grasso per allacciare il colletto della camicia).
· Non si regalano oggetti sproporzionati al tenore di vita della persona che li riceve: un portagioie di coccodrillo a una manicure che si sposa.
· I regali considerati “obblighi” sono quelli fatti ai professionisti, dottori, avvocati, amministratori, insegnanti: sono regali scelti attraverso la complicità di segretarie efficienti, quindi mai sbagliati.
Dare, in ogni caso, rappresenta un piacere che si rinnova nella ricerca, nella fantasia, nella scelta, nel gesto e nella felicità che si legge sul viso di chi riceve. La sorpresa è intimamente legata al regalo: deve sorprendere l’oggetto ma anche l’occasione non codificata, estemporanea, istintiva. Dare, quindi, al di là dell’oggetto prezioso o di poco conto, originale o scontato, utile o inutile, giusto o sbagliato, è sempre un atto d’amore. Altrimenti è soltanto un noioso dovere.
Parlare di sesso
È opinione comune che parli molto di sesso chi ne pratica poco. Di sesso si parla molto da quando gli uomini si sono dichiarati confusi dalla nuova arroganza delle donne. Parlarne serve a superare la confusione maschile o a moderare l’arroganza femminile?
A scoprire le donne perché la fantasia maschile si risvegli, o a coprire le donne per mortificarle e rendere gli uomini più sicuri?
In trent’anni, le donne hanno compiuto molti passi in avanti di fronte a uomini rimasti fermi. Il sesso è energia vitale. Appartiene alla specie. Appartiene alle nostre sensazioni tattili, visive, olfattive, gustative. Persino uditive. C’è sesso nella voce, nei gesti, negli odori e nello spessore della pelle e dei capelli. C’è sesso in un sorriso.
Le donne hanno voluto ottenere di praticare un sesso non subìto; un sesso felice, condiviso, dichiarato. Di poter scegliere tra il sì e il no. Di mostrare le gambe e altro, senza che l’esibizione venisse considerata una provocazione in attesa di riscontro violento. Le donne hanno voluto essere partner nella complicità, nella fantasia, nell’immaginazione di un sesso alla pari.
Questo accadeva cinquant’anni fa. Discutere sulla libertà di sesso oggi, scriverlo, programmare film e dibattiti, difendere l’abuso del nudo in nome della libertà di sesso, è patetico, addirittura un additivo di speculazione commerciale.
Ora dobbiamo porci un altro obiettivo, perso completamente di vista dal dibattito: la tenerezza. Le donne chiedono tenerezza: prima, durante, dopo.
Gli uomini hanno bisogno di tenerezza, per riprendersi dalla confusione. Uomini e donne devono intendersi sul piano sessuale, aboliti la violenza e il dispotismo, attraverso la tenerezza.
L’atto sessuale, malgrado il Kamasutra, è ripetitivo: lo distingue il gesto spontaneo, unico, personale. Lo distingue la tenerezza.
"Se la febbre di te più non mi porta come ogni gesto si muta in carezza…"
(Vittorio Sereni: Diario d’Algeria)
… e un consiglio di stile:
Lo stile di vita è il modo di vivere pensando al futuro, prossimo venturo.
Ponendo attenzione agli sprechi.
Difendendo l’ambiente.
Diminuendo concretamente i rifiuti.
Educando quelli che saranno uomini in quel futuro.
Rispettando le regole.
Esaltando i beni della terra.
Aiutando la ricerca.
Proteggendo il lavoro.
Ogni altra definizione che riguardi il singolo individuo perde consistenza di fronte al problema globale che riguarda l’universo.
Saremo cacciati dal paradiso terrestre se non sapremo adottare uno stile di vita che protegga il futuro.
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